IL MISTERO DELLA STAZIONE CENTRALE DI MILANO

 

Oggi, lunedì 25 novembre, è convocata a Roma la Conferenza dei Servizi che dovrà raccogliere le osservazioni dei Comuni e Sovrintendenze di Milano, Torino, Venezia, Verona, Bologna, Genova, Firenze, Napoli, Bari, Palermo sui progetti di Grandi Stazioni di trasformazione delle Grandi Stazioni italiane. Entro il 9 dicembre dovranno essere raccolte tutte le osservazioni (il Comune aveva tempo 90 giorni a partire dalla consegna dei documenti avvenuta ai primi di settembre).

Il Comune di Milano ha considerato il progetto come una semplice trasformazione interna di un edificio e l’ha sottoposto al solo parere dell’Ufficio Piccole Opere del Settore Concessioni Edilizie.

Praticamente rifare la Stazione Centrale di Milano equivale alla ristrutturazione di un appartamento !

Il settore Urbanistica e Commercio non hanno visto il progetto, che prevede 12.000 mq circa di nuovi negozi. Il consiglio comunale ed il consiglio di zona 2 non sono stati coinvolti, nonostante tutta l’opposizione abbia richiesto la convocazione di una Commissione ad hoc già dalla metà di ottobre e da due settimane sia pendente una interrogazione presentata dal Consigliere Baruffi e nonostante il consiglio di zona si sia espresso più volte con documenti votati all’unanimità da maggioranza e opposizione.

Questa sera in Consiglio Comunale verrà discussa una mozione, presentata dai consiglieri Baruffi, Fiano, Antoniazzi, Rizzo, Gilardelli per chiedere trasparenza su quanto accadrà alla Stazione Centrale.

“Il tempo per formulare osservazioni e perché la città sia messa a conoscenza delle cose c’è ancora. Se non c’è nulla da nascondere , come sostengono i responsabili di Grandi Stazioni , perché nulla viene mostrato? E’ ovvio l’interesse dei progettisti di non dare pubblicità ai dettagli del progetto per evitare che qualunque cosa venga messa in discussione, meno ovvia è la complicità offerta a Grandi Stazioni dal Comune di Milano” ha commentato Maurizio Baruffi (Verdi).

 

La stazione è di proprietà pubblica anche se data in gestione per 40 anni a Grandi Stazioni, che per il 60 % è pubblica, cioè controllata dal Gruppo FS e partecipata al 40% da EUROSTAZIONI S.p.A., di cui fanno parte Edizione Holding S.p.A. (Gruppo Benetton), Vianini Lavori S.p.A. (Gruppo Caltagirone), Pirelli & C. S.p.A. (Gruppo Pirelli), Sncf Partecipations S.A. (Société Nationale des Chemins de Fer).

Non è pensabile che tutte le problematiche di accesso alla stazione, percorsi interni dei passeggeri, impatto sulla circolazione esterna siano affidati solo alla valutazione di Grandi Stazioni. Chi tutela i diritti dei passeggeri ?

Il progetto raddoppia le percorrenze dei passeggeri dalla metropolitana ai binari, costringendoli a passare davanti alle vetrine de negozi in un percorso da autogrill anche se non vogliono acquistare nulla. Numerose strettoie rallentano il passaggio, si vedrà cosa succede nelle ore di punta dei pendolari. L’attuale percorrenza è ottimale e non necessitava di cambiamenti.

L’arrivo e partenza dei taxi viene portato dal chiuso della galleria delle carrozze all’aperto, sotto una tettoia esposta alle intemperie e con incremento dei rischi di borseggio. La galleria delle carrozze, chiusa al traffico delle auto, diventa uno spazio abbandonato dove dopo la chiusura del metro non passerà più nessuno.

E’ prevista la sostituzione dei serramenti e delle vetrate, operazione assolutamente non necessaria, con spreco di denaro pubblico, visto che metà del costo é sostenuto dallo Stato (40 milioni di euro su 79).

L’architettura decorata della stazione è rovinata da soppalchi e abbassamenti dei soffitti. Rifiniture in materiale di grande pregio vengono sostituite da materiale standard.

Le strutture provvisorie in plexiglass, costruite per i mondiali di calcio, vengono giustamente rimosse ma vengono sostituite con strutture ed interventi non rimuovibili, come le nuove scale mobili che bucano il pavimento della stupenda Galleria di testa dei treni.

La volontà di eliminare le decorazioni e di uniformare tutte le stazioni italiane secondo un modello centralista è dichiarata in un’intervista al progettista, arch. Marco Tamino, pubblicata sull’Espresso del 7 novembre.

“Tutti i progetti sono gestiti da Roma. Abbiamo creato un manuale unico di intervento, con un sistema di regole, materiali, tecniche, rivestimenti, segnaletica che sarà applicato ovunque”. Con questa filosofia si comprende come la Soprintendenza di Milano abbia dovuto lottare per un anno per rimuovere una serie di soppalchi in vetro e acciaio che snaturavano la monumentalità della stazione centrale e salvare il salvabile. Eppure molte strutture inopportune rimangono anche nel progetto definitivo, come i soppalchi delle quattro grandi sale al primo piano e delle biglietterie laterali, la balconata sui treni, una grande bussola di vetro che blocca l’ingresso principale dell’attuale biglietteria. Milano non può accettare che la Stazione Centrale, gioiello dell’architettura degli anni 1910-20 e considerata dal famoso architetto Aldo Rossi la più bella stazione del mondo, venga normalizzata ed equiparata a tutte le altre stazioni. Meritava un progetto specifico all’altezza del suo pregio e sarebbe stato opportuno presentare il progetto alla città e raccogliere i suggerimenti delle varie categorie. Invece il progetto è stato mantenuto segreto e nulla ha fatto il Sindaco e la Giunta Comunale per sottoporlo ad un dibattito.

 

 

Maurizio Baruffi  3355803112    

 Milano, 25 novembre 2002