ItaliaNostra
Notiziario della sezione di Milano
Ottobre 2001
LA NOSTRA STAZIONE
Marco Parini
Il faraonico complesso monumentale della Stazione Centrale di Milano, la cui edificazione interessò un quarto di secolo - dal concorso del 1912 all'inaugurazione avvenuta nel 1931 - è stato oggetto di un infinito dibattito culturale. Il suo complesso ed eclettico connotato stilistico é stato, nel tempo, oggetto degli strali dei puristi; l'opera di Ulisse Stacchini analizzata, discussa, criticata e talvolta lodata. Costituisce, comunque, testimonianza della sua epoca, del confronto tra richiami stilistici del passato. Così come reideati nel primo ventennio del secolo scorso, le testimonianze del Déco con qualche traccia di Liberty, il dinamismo costruttivo, che nel ferro delle pensiline e nel movimento delineava una traccia per lo sviluppo del Paese. Un edificio controverso, ma - per quanto rappresenta - da tutelare; un monumento simbolo di un'epoca, amato dalla città che lo identifica con l'immagine stessa di Milano.
Percorrerlo significa ritrovare emozioni. Oltre alla facciata e agli esterni laterali, ogni salone, galleria, scala propone con le opere di Alberto Bazzoni, Giannino Castiglioni, Armando Violi, Basilio Cascella alte testimonianze artistiche. Un monumento, si è detto, che assolve ad una funzione che, comprendiamo, deve adeguarsi alle esigenze del tempo senza che queste però ne stravolgano immagine, forma ed integrità.
Con le recenti trasformazioni giuridiche delle Ferrovie dello Stato si è data attuazione alla Direttiva Europea 440, volta al processo di liberalizzazione di enti e servizi. Con la nascita della RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e Trenitalia si è iniziato un processo di riorganizzazione del servizio ferroviario nazionale; un processo che investe ogni settore della struttura, dalla rete ai convogli, dai servizi alle stazioni. La privatizzazione comporta modifiche dei processi produttivi, ottimizzazione delle risorse e dei costi, ricerca dei progetti, ma non tutto va sacrificato a questi fini e tra questo i monumenti.
Il progetto Grandi Stazioni propone per la "nostra Stazione" interventi di varia natura, funzione ed impatto.
In occasione di un recente incontro presso la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Milano si sono apprese ipotesi di massima d'intervento avanzate dalle Ferrovie.
Per alcune non si rilevano, allo stato, controindicazioni e mi riferisco ai progetti di riutilizzo dei sotterranei che, anzi, ulteriormente approfonditi e sviluppati, potrebbero assolvere a gravi e reali esigenze della zona nonché alle necessità dei viaggiatori e ci riferiamo ai parcheggi sotterranei presenti ormai in ogni grande stazione europea e qui ulteriormente ampliabili rispetto a quelli attualmente esistenti.
Per altri ipotizzati interventi nelle Biglietterie, seppure nella formulazione di larghissima massima prospettataci, si può sospendere il giudizio e, forse, in futuro convenire. Appaiono, invece senza dubbio inaccettabili, invasivi e come tali modificativi di aspetto ed integrità del monumento i prospettati interventi nella Galleria delle Carrozze e nel salone delle scale mobili: volumi e soppalchi che modificherebbero in modo sostanziale l'aspetto dell'edificio, l'equilibrio degli spazi, il godimento delle opere d'arte che li connotano.
La Galleria delle Carrozze, il grande spazio a piano strada (cui si accede con i taxi e la MM) rappresenta un punto di equilibrio nel volume stesso della Stazione. I grandi fornici sulla piazza Duca d'Aosta danno respiro alla facciata nella prospettiva del cono ottico di via Vittor Pisani, improvvisamente interrotto da una scultura di luce che confidiamo venga presto rimossa. Soppalcare la Galleria delle Carrozze, chiudere a vetrate i fornici significa mortificare l'andito monumentale, privarlo di aria e di luce, riducendolo ad uno spazio interno, magari funzionale sotto il profilo commerciale, ma stravolto stilisticamente e menomato nella sua integrità; analogamente si dovrà dire per i volumi che potrebbero essere realizzati nel grande Salone delle Biglietterie.
Quanto detto ripropone il dibattito sulla legittimità ed i limiti degli interventi all'interno di contesti monumentali.
L'adeguamento funzionale e le modificate esigenze di fruizione possono costituire spunto di riflessione e proposta progettuale, ma rigoroso e fermo deve essere il limite rispetto all'integrità del monumento ed alle sedimentazioni storiche e stilistiche che lo connotano.