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Progetto di restauro del Padiglione Reale della Stazione Centrale di Milano

 

Il progetto di restauro del Padiglione Reale dello Stazione Centrale di Milano rappresenta uno degli interventi di tutela e conservazione degli aspetti storici e monumentali della Stazione centrale che compongono il più ampio progetto di riqualificazione del principale scalo ferroviario Milanese.

La Stazione Centrale venne inaugurata il primo luglio del 1931, come atto conclusivo di un programma iniziato già negli ultimi anni del secolo XIX quando si era profilato il problema del riordinamento ferroviario di Milano. In quegli anni la città risultava infatti circondata per intero da un “anello di ferro”, da una cintura di binari che ne comprometteva le possibilità di sviluppo creando barriere fisiche alla continuità del tessuto urbano. Da qui la decisione di sopraelevare i binari di accesso in città e di disporli in senso radiale e la conseguente sostituzione, con un nuovo edificio viaggiatori, della stazione esistente.

Nel 1906 venne indetto un primo concorso, limitato alla sola facciata dell’edificio per i viaggiatori, seguito, nel 1911 da un secondo concorso per dare veste architettonica all’intera stazione le cui particolarità planimetriche e funzionali erano state maggiormente definite dall’amministrazione ferroviaria. L’edificio viaggiatori prevedeva tre diversi livelli principali, ubicando i servizi merci e postali al piano interrato, gli accessi e le relative attrezzature per i viaggiatori al piano terreno, i treni al piano superiore. Le dimensioni cospicue, la complessità funzionale e distributiva, la forte volontà celebrativa sottesa al programma non agevolarono il compito dei progettisti, tentati da disegni piuttosto magniloquenti di ispirazione tardo eclettica.

Tra di essi risultò vincitore Ulisse Stacchini, architetto romano già da tempo attivo sulla scena milanese e particolarmente sensibile alle prove della Secessione Viennese, i cui influssi si possono cogliere nel raffinato gioco grafico di scansioni lineari che contrassegna il primo progetto di stazione.

Le scelte architettoniche per rivestire un fabbricato Viaggiatori che doveva apparire il più grande d’Europa caddero nel gigantismo della classicità nelle sue declinazioni più monumentali, attingendo perciò ai grandi ambienti termali, all’arditezza e maestosità delle costruzioni romane, alla solennità dei marmi e delle pietre.

Ma all’interno di una riconoscibile impalcatura classicista Stacchini introduceva stilemi più compositi, dove si possono individuare da un lato le sue ascendenze liberty e secessioniste, dall’altro il suo successivo approdo Déco.

Più “neoclassico” fu invece il trattamento di parti come il Padiglione Reale, destinato alla famiglia del re e alla corte e che ancor oggi si affaccia a metà della banchina dell’ultimo binario con accesso diretto da piazza Duca d’Aosta. Qui un grande atrio, uno scalone decorato, un grande salone con soffitto a cassettoni, arredi in legni pregiati denunciavano un décor importante ma meno avventuroso quale si confaceva al prestigio e all’autorità del regno.

Costituito da una serie di ambienti che, per l’accurata scelta degli elementi architettonici e decorativi, risultano essere una testimonianza storica particolarmente rilevante della cultura degli anni Trenta.

Articolato su due livelli, il piano delle strade e quello dei binari (detto anche piano del ferro), il Padiglione fu costruito al termine del braccio destro del grande fabbricato viaggiatori

 

 

 

DESCRIZIONE ATTUALE DEGLI AMBIENTI DEL PADIGLIONE REALE

 

All’estremità del corpo di fabbrica di piazza Duca d’Aosta vicino al passaggio Pergolesi, è stato posto il Padiglione dei ricevimenti e più comunemente chiamato il Padiglione Reale.

L’accesso al Padiglione è direttamente dalla strada a mezzo di tre porte in legno e vetro che conducono ad un primo disimpegno: sulla parete destra di questo ambiente è la porta dell’ascensore, mentre a sinistra si accede tramite quattro gradini ad un altro disimpegno in cui la parete confinante con la strada ospita una panchina in marmo sormontata da due teste di leone. Dall’ingresso si accede all’atrio vero e proprio - Sala delle Armi -attraverso due colonne a base rettangolare; la parete di fronte ospita al centro una nicchia, incorniciata da un grande portale con tre teste di leone, ove, su una grande base era posto il busto di S. M. il Re Vittorio Emanuele III, dello scultore Franco Lombardi, successivamente sostituito da quello di Benito Mussolini, poi andato distrutto; ai lati una serie di otto bassorilievi simbolici, eseguiti da Ambrogio Bolgiani, rappresentanti le Allegorie delle diverse armi del Reale Esercito: la Fanteria, l’Artiglieria, la Marina, l’Aviazione, gli Alpini, la Cavalleria.

Da questo atrio si passa a due disimpegni uguali e simmetrici tramite tre gradini: nei due anditi compresi fra i gradini dei disimpegni sono collocate lampade a quattro luci su candelabri in metallo bianco montate su grandi piantane in rosso Levanto tutto entro grandi nicchie. Dal disimpegno a destra dell’atrio si passa a un locale di servizio, chiuso da porta in legno e vetro, mentre da quello di sinistra si accede al locale che precede lo scalone; qui è collocata una grande fontana sulla parete destra, in marmo rosso, con testa di fanciullo che soffia per l’uscita dell’acqua, sormontata da due teste di leone che simmetricamente rispecchiano quelle poste sulla panchina del locale di fronte.

Sul portale di destra è visibile una grande aquila ad ali spiegate, le pareti sono state realizzate a specchiature in marmo, il pavimento riprende il motivo decorativo geometrico del soffitto in verde Roja di S. Dalmazzo; qui, al centro, domina un grande lampadario a otto luci su altrettanti bracci in metallo bianco.

Prima dello scalone una porta in legno e vetro, a sinistra, conduce ad altri piccoli locali di servizio.

L’arredo dell’atrio è costituito da sei poltrone dallo schienale alto in noce rivestite in similpelle sulla seduta (non si tratta del rivestimento originale).

I vari ambienti del piano terra hanno le pareti interamente coperte da lastre in marmo Tavernelle perlato di Valdagno (Vicenza), ad eccezione delle colonne e delle lesene dell’antiscalone, che sono in Verdello di Verona.

I pavimenti sono in travertino con fasce di calcare rudiste ed erano originariamente coperti da tappeti-passatoia, di cui ancor oggi vediamo i segni per la collocazione.

Lo scalone, a due rampe, ha la zoccolatura e le pareti rivestite in Verdello e Asiago rosa, i gradini in onice giallo di Chiampo, la balaustra è in Verdello e onice e termina con un busto di leone.

Le pareti superiori sono state realizzate in Paonazzetto di Carrara, con specchiature di Portasanta. Come in origine, esso è attualmente rivestito da una passatoia; gli attuali bastoni in ottone sui gradini della passatoia erano originariamente color argento opaco.

Dal centro del soffitto un grande lampadario a dieci punti luce affiancato da due piccoli velari quadrati illumina l’ambiente ma la luminosità dello scalone è dovuta anche a tre grandi finestre rettangolari sulla parete confinante con la strada.

Dallo scalone si accede al primo piano, dove vi è un grande ed unico ambiente - Sala Reale - diviso da colonne e pilastri in tre parti, delle quali la prima serve da antisala, quella di centro ai ricevimenti, e l’ultima è riservata. Inoltre vi è un’altra piccola saletta ed i vari servizi, compreso l’ascensore.

In queste tre sale, predomina il Cipollino verde di Carrara, col quale vennero eseguite le varie colonne, le lesene e i rivestimenti dei pilastri, la zoccolatura è in occhialino della provincia di Bergamo e il soprazzoccolo in pietra aurora di Brescia. I pavimenti in legno intarsiato con fasce di contorno in marmo.

L’antisala e la saletta riservata sono simmetriche ed entrambe decorate alla stessa stregua: parquet con motivo del fiore stellato al centro, due colonne addossate per parte, fra le lesene della parete maggiore due specchi per parte divisi in dodici riquadri, sotto i quali due consolle in legno con vaso sormontata da aquila; volta a botte a lacunari in cui si alternano il motivo del fiore, dell’aquila e della corona; sopra le due porte che danno l’accesso al piano del ferro, due mosaici su fondo blu Savoia riproducono lo stemma reale con il motto F.E.R.T. e il nodo Savoia ripetuto sul fondo, incorniciato da stucchi con scudi tondi alternati a pugnali a testa d’aquila o semplice.

Dall’antisala si accede a un piccolo ambiente che porta alla veranda tramite una finestra; sulla parete di fronte a questa un’alta base in marmo nero ospita una lupa che allatta; il parquet è caratterizzato dal motivo della croce uncinata, mentre al centro del soffitto è un grande lampadario di cristallo.

Una fontana in verde Roja di S. Dalmazzo, con mosaici azzurri, decora la parete di fondo della saletta riservata, dalla quale, sulla destra, si accede ai locali servizi: l’ascensore e il bagno, le cui pareti esterne sono rivestite interamente di legno.

La sala centrale è separata dalle due salette da colonne che racchiudono due ambienti divisori; sulle pareti laterali di questi, due nicchie rivestite di mosaici azzurri con motivi a rombi ospitano due grandi anfore verdi; al centro due tavoli rotondi poggiano su un piccolo riquadro a parquet, il cui motivo decorativo con il giglio è ripreso per le grate laterali in ottone. Il soffitto al centro è occupato da lampadario di cristallo, ai lati da due aquile in stucco.

Il pavimento del salone centrale, originariamente coperto da un tappeto, come si può vedere nelle foto degli anni Trenta, è costituito da un grande parquet intarsiato a motivi geometrici, per il quale sono stati usati mogano, ciliegio, palissandro e rovere; i due lati maggiori della sala sono occupati da tre grandi porte (lato dei binari) e da tre grandi finestre (lato della strada) alternate a lesene con capitelli corinzi eseguiti in stucco.

In alto, nella parte centrale del salone, forma fascia un bassorilievo dello scultore Alberto Bazzoni: riteniamo che si tratti di una sorta di corteo che muove verso la figura di Atena, così come in uso nei fregi della Grecia del periodo ellenistico, la sua originalità iconografica sta nel fatto che sono raffigurati personaggi d’epoche differenti, guerrieri dell’Antica Grecia, cavalieri con speroni, scudo, elmo e corazza a cavallo, un generale a cavallo (parrebbe G. Garibaldi), un re Savoia a cavallo con fanti, una matrona trasportata in lettiga verso il luogo di un’incoronazione.

Il fregio realizzato con un trattamento della superficie assai pittorico e lieve, non risulta ancora eseguito nelle foto realizzate per la prima pubblicazione edita in occasione dell’inaugurazione della nuova stazione, mentre le immagini di Rassegna di Architettura con il commento di Stacchini, pubblicate di lì a pochi mesi, la riproducono.

Il velario attuale molto semplice e senza elementi decorativi è stato sostituito a quella originale, in vetro colorato, che mostrava al centro lo stemma reale, mentre attorno una cornice alternava le sigle F.E.R.T. al motivo decorativa del nodo Savoia; da un lato la scritta “REGNANDO VITT. EM. III”

L’arredo, intonato all’ambiente, è ispirata allo stile Impero e venne eseguito in noce, palissandro scuro ed ebano con alcune parti in metallo argentato.

Originariamente, seconda le indicazioni dello stesso Stacchini, la stoffa delle poltrone ed i tendaggi era in celeste pastello, con decorazioni tessute in argento vecchio, in accordo con la colorazione generale e davano “all’ambiente quella nota di distinzione e di signorilità che era richiesta”. Dalle foto d’epoca è possibile riconoscere il motivo decorativo dei tendaggi che era costituitao da nodi Savoia e sigle F.E.R.T. ricamati. Attualmente le poltrone sono rivestite in velluto rosso e i tendaggi, anch’essi rossi, sono collocati alle finestre, mentre originariamente separavano la sala centrale dalla piccola antisala e dalla saletta riservata (ancor oggi ne sono visibili i bastoni e gli agganci).

 

Mentre la fronte versa i binari della Galleria di Testa e quella dei corpi laterali sono improntate alla maggior semplicità di linee, ricavata dal granito rosa di Baveno per lo zoccolo e dal travertino lucidato per le pareti piane, arrotato in parte naturale ed in parte artificiale, il Padiglione Reale verso i binari, è tutto in travertino di Siena con delle colonne in paonazzetto e si distacca dal resto per la sua architettura classicheggiante, ma pure intonata al rimanente, sia per la parte policroma, sia per il ricorso delle linee principali.

Pure la pavimentazione del marciapiede verso i binari, in corrispondenza di questa Padiglione, si distaccava dalla circostante: invece di continuare i masselli in asfalto compressi, vi era un mosaico alla veneziana con passatoie in marmo a disegno, dalle porte del Salone sino ai binari. La pavimentazione originaria, che si scorge in alcune foto dell’epoca, aveva un motivo circolare a mosaico formato dall’alternanza del nodo Savoia con la sigla F.E.R.T. ed è stata poi sostituita da lastre rettangolari di marmi di colori diversi.

Dipinti allegorici di Basilio Cascella dominano i tre ingressi del Padiglione Reale sul versante dei binari e rappresentano tre episodi della storia di casa Savoia; furono eseguiti come piastrelle in maiolica dipinta invece che a mosaico, a causa del limitatissimo tempo rimasto per le opere di finitura.

Nella fascia che separa i dipinti dalle parte sottostanti si alternano bassorilievi con elmi, corone, aquile e teste di leone.

Per i rivestimenti della facciata verso piazza Duca d’Aosta e per le colonne del loggiato superiore fu adottata la pietra di Nabresina come per il rimanente del fabbricato.

Gli apparecchi di illuminazione, a nove punti luce in bronzo di 4 metri d’altezza montati su base in marmo, sono dell’epoca del Padiglione.

 

 

 

STATO Dl CONSERVAZIONE DELLE OPERE

 

Decorazioni a stucco di volte e pareti : versano in uno stato di mediocre conservazione. Sui soffitti e sulle volte a botte sono visibili alcune zone (vedi prospetti con degrado) attaccate dall’umidità a causa d’infiltrazioni dal sottotetto che presentano distacchi e rigonfiamenti, efflorescenze saline, attacchi biologici ed abrasioni diffuse nelle zone circostanti. Nel complesso non è rilevabile lo stato di conservazione della finitura originale perché nascosta dalla ridipintura vinilica, ma facendo riferimento ai saggi di restaura realizzati che hanno permesso attraverso il discialbo, il recupero della stessa si può osservare che si tratta di una finitura assai delicata perché realizzata in strato sottile su di un supporto fortemente igroscopico e non stabile.

 

Paramenti litoidi:

Versano in uno stato di mediocre conservazione

Sulle superfici verticali realizzate in: Tavernelle perlato di Valdagno (Vicenza), Breccia calcarea, Verdello di Verona e Rosa Asiago si osservano i seguenti fenomeni:

1)    magrosità ovvero minute escoriazioni dei marmi non lucide con microdistacchi che corrispondono a debolezze del materiale

2)    presenza di peli aperti

3)    fenomeni di distacco dei clasti dalla matrice e presenza di cavità di dimensioni centimetriche

4)    presenza di macchie giallo-brune (ruggine)

5)    presenza d’elevata concentrazione salina in corrispondenza delle pareti dello scalone e dell’ingresso con aperture su piazza Duca d’Aosta (prospetto est) al piano terra che determina fenomeni di alveolizzazione. La formazione di alveoli è spessa profonda ed accompagnata da disgregazione del materiale

6)    Notevole presenza di depositi di particellato superficiale in corrispondenza della parete d’ingresso con aperture su piazza Duca d’Aosta al piano terra

7)   Alcune lesene nell’atrio della sala delle Armi presentano evidenti fessurazioni preferenziali che possono provocare il distacco di frammenti perché le lastre non sono state utilizzate con una collocazione perpendicolare al piano del taglio e pertanto subiscono sforzi di compressione

 

 

Mosaici

Versano in buono stata di conservazione. Non si riscontrano distacchi di tessere né sollevamenti o rigonfiamenti. Presentano salo depositi di particellato superficiale

 

Pavimenti a parquet

I pavimenti più danneggiati sono quelli in prossimità delle aperture sulla terrazza (pavimento con decoro a croce uncinata, pavimento con decoro a stella dell’antisala, pavimento ad intarsio semplice tra il bagno e l’ascensore).

Lo spessore assai sottile dell’intarsio contribuisce al verificarsi di fenomeni di degrado.

La vernice attuale, che sostituisce quella originale in cera d’api, è assai ingiallita e polimerizzata, pertanto incide assai sui rapporti cromatici tra le diverse essenze

 

Serramenti

I serramenti versano in uno stato di buona conservazione verso l’interno del Padiglione e di cattiva verso l’esterno soprattutto quelli del terrazzo molto danneggiati dalle precipitazioni: Si osserva che alcune porte finestra presentavano originariamente serrande avvolgibili. Se ne consiglia la riproposizione

 

Apparecchi d’illuminazione

Le lampade a bracci dello scalone e della sala delle Armi presentano la polverizzazione della metallizzazione superficiale. Una delle lampade a quattro luci su candelabri in metallo bianco montate su grandi piantane in rosso Levanto collocate entro grandi nicchie della sala delle Armi ha la conca in vetro opalino rotta.

 

Arredi e tendaggi

Gli arredi versano in uno stato di mediocre conservazione. Hanno subito interventi di manutenzione che sona consistiti nella sostituzione delle fodere delle poltrone, attualmente in velluto rosso mentre originariamente, seconda le indicazioni dello stesso Stacchini, la stoffa delle poltrone ed i tendaggi dovevano essere in celeste pastello, con decorazioni tessute in argento vecchio, in accordo con la colorazione generale.

 

 

 

INTERVENTI Dl RESTAURO

 

Tutti gli interventi di restauro sona stati preceduti da una campagna di prove in campo che hanno portato all’identificazione delle tecniche e delle metodologie più opportune. La campagna di prove preliminari è stata monitorata dalla Soprintendenza per i BBAA di Milano che ha contribuito ad indirizzare sia le tecniche scientifiche di indagine che le modalità di restauro.

 

Gli ambiti di restauro di seguito elencati sano analiticamente descritti nel capitolato speciale d’appalto ove ogni singolo intervento è stato descritto con riferimento alla normativa internazionale per il restauro architettonico.

 

-            intervento di recupero e restauro della finitura originale delle superfici a stucco di gesso

-            intervento di recupero e restauro delle superfici in marmo e dei mosaici

-            intervento di recupero dei pavimenti a parquet

-            interventi di recupero dei serramenti e degli infissi in legno

-            intervento di recupero degli apparecchi d’illuminazione

-            interventi di recupero delle grate in metallo;

-            interventi di recupero degli arredi e dei tendaggi - ripristino delle passatoie.